sabato 28 febbraio 2015




"Tin Win, che ci fai qui nel bosco?" gli chiese.  "Sto giocando» disse lui, senza alzare lo sguardo.  "Come mai tutto solo?" 
"Non sono solo".   "E dove sono i tuoi amici?"     
“Dappertutto. Non li vedi?"  Su Kyi si guardò intorno, senza scorgere nessuno.   "No" disse.  "I maggiolini, i bruchi e le farfalle sono miei amici. E gli alberi. Loro sono i miei migliori amici". "Gli alberi?" chiese lei, meravigliata.  "Non scappano via. Stanno sempre qua e raccontano tante cose. Tu non hai amici?"  "Certo che li ho" rispose la donna. Dopo una pausa aggiunse: «Mia sorella, per esempio". "No, amici veri". "Non gli alberi e gli animali, se è questo che intendi". Tin Win sollevò la testa, e la donna si spaventò. Non l'aveva mai visto bene, o era la luce del bosco che trasformava il viso del bambino in quel modo? Sembrava scolpito nella pietra, così regolare nei lineamenti e al tempo stesso così privo di vita da far paura. Quando i loro sguardi si incontrarono, lui la fissò con un cipiglio troppo severo e troppo serio per un bambino, e Su Kyi si spaventò di nuovo, perché intuì che, per la sua età, quel ragazzino sapeva fin troppe cose della vita. Ma un attimo dopo quel viso di pietra si illuminò di un sorriso dolce e pieno di nostalgia, un sorriso che Su Kyi non aveva mai visto e che le rimase talmente impresso nell'animo che ci mise giorni e giorni per liberarsene. Se lo ritrovava davanti la sera, ogni volta che chiudeva gli occhi, e la mattina, quando si svegliava.  
"È vero che i bruchi diventano farfalle?" chiese il bambino all'improvviso, quando Su Kyi fece per rimettersi in cammino.  
"Sì, è vero". "E noi cosa diventiamo?"


Jan Sendker - L'arte di ascoltare il cuore - pag.82-83


Opere di Duy Huynh


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